Daniel Joseph Martinez
L’opera si propone di definire il concetto di identità del XXI secolo, esaminando la fantascienza e il movimento autonomo italiano degli anni settanta, in modo da reimmaginare il futuro politico. In un’epoca segnata dalla grande transizione dalle strutture di partito esistenti verso l’antiautoritarismo di massa, gli inizi del movimento degli autonomi hanno una certa somiglianza con i movimenti di dissenso che vanno emergendo oggi in reazione a tempi altrettanto fascisti, disperati e inquietanti. Strutturato come un documento di prima mano e un’analisi contemporanea dell’innovativo movimento radicale autonomista post-Sessantotto visto nel XXI secolo. Sia nella narrazione sia nella panoramica dei fondamenti teorici del movimento per costruire spazi autonomi al di fuori del capitalismo. Il progetto di Daniel Joseph Martinez, Forum Romanum of Dissent or To See The World Without Time, guarda a tre idee interconnesse: (1) la coesistenza di post-umani con creazioni proprie che appaiono come spazio interdimensionale; (2) i desideri gemelli della feticizzazione e del potere del soggetto post-rappresentativo; (3) come e quando gli esseri umani riconoscono di non essere in grado di sopravvivere al regime della cultura transazionale dello spettacolo e al suo contrappunto, l’assoggettamento, la sorveglianza e il controllo. L’artista ha condotto una serie di esperimenti tenendo conto della struttura geopolitica del paesaggio. In particolare, il funzionamento del corpo nello spazio dialettico. Per mutare e reimmaginare la sua carne come una realtà aumentata situata nel passato e nel presente storico architettonico romano. Nel negoziare il continuum tempo-spazio (cunicoli spazio-temporali), la questione dell’IMPERO è un esame post-mortem e un’accusa all’umanità. La proposta di deriva/intervento rappresenta una modalità di antirealtà.